Grafico di formazione, dalla sua prima opera, realizzata a soli vent’anni nel 1960, Giulio Paolini ha sviluppato la propria ricerca indagando gli elementi costitutivi del quadro, lo spazio della rappresentazione, il fenomeno del vedere e la figura dell’autore. Nel corso del tempo la focalizzazione sull’opera considerata nel suo divenire – alla ricerca della propria possibilità di definizione – lo ha portato a concentrare l’attenzione in misura crescente sul gesto dell’esposizione, fino a mettere in gioco la legittimità o necessità di questo stesso mostrarsi. I suoi lavori non hanno “nulla da dichiarare”: non vogliono comunicare alcunché, per limitarsi a evocare le premesse del loro manifestarsi. Costituiti principalmente da tele bianche, fogli da disegno, calchi in gesso, riproduzioni fotografiche, volumi in plexiglas e da un vasto repertorio di elementi iconografici (da particolari di dipinti antichi a frammenti di visioni siderali), mettono in scena l’attesa di un’immagine che elude ogni tentativo di fissazione, per rimanere sospesa nella dimensione potenziale. Il linguaggio si caratterizza per l’uso dell’ellissi, della frammentazione, della citazione e dello sdoppiamento, espedienti impiegati per suggerire un’incolmabile distanza rispetto al modello compiuto e per fare dell’opera un teatro dell’evocazione. In questo senso, la geometria che definisce molti dei suoi lavori implode in sé stessa, in un labirinto di caleidoscopici riflessi, visioni cieche e prospettive a fondo chiuso. Questi procedimenti, costellati di riferimenti letterari, filosofici e mitologici, trovano riscontro in allestimenti compositi, definiti da dinamiche additive (giustapposizione, moltiplicazione), oppure centrifughe (esplosione, dispersione) o centripete (concentrazione, accumulazione).
Giulio Paolini (Genova, 1940) vive e lavora a Torino. Dalla sua prima personale nel 1964, ha tenuto innumerevoli mostre in gallerie e musei di tutto il mondo. Ha partecipato più volte alla Documenta di Kassel e alla Biennale di Venezia. Il suo lavoro è rappresentato in numerose collezioni pubbliche italiane ed internazionali.
Maddalena Disch
www.fondazionepaolini.it